Sant'efisio - Luigi Rusconi
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Sant’efisio

Processione di Sant’Efisio

Cagliari, 1 maggio 2019

Adele, Elena, Piera, Luigi e parenti vari

 

Si narra che nel 1656 i cagliaritani pregarono sant’Efisio affinché sconfiggesse la terribile ondata di peste, propagatasi nell’isola dal 1652 a causa di alcuni marinai catalani  affetti dal morbo e approdati ad Alghero su un veliero mercantile.

 

L’epidemia contagiò tutta la Sardegna, in particolare Cagliari, nella quale morirono circa diecimila abitanti, con la popolazione cittadina quasi dimezzata. Prima vittima cagliaritana fu l’arcivescovo don Bernardo De La Cabra. Nel frattempo Cagliari si stava trasformando in un enorme camposanto.

Giovanni Spano vuole che a questo punto sant’Efisio sia apparso al viceré conte di Lemos per richiedere, al fine di liberare la città dalla peste, il voto della processione. Proprio l’Amministrazione comunale cagliaritana nel 1656 fece un voto a sant’Efisio: se fosse riuscito a sconfiggere la peste, ogni anno si sarebbero svolti una processione e dei festeggiamenti in suo onore, partendo dal quartiere di Stampace, fino ad arrivare a Nora, dove il santo era stato martirizzato. A settembre, le abbondanti piogge fecero scomparire la peste, e dall’anno successivo fino a ora, il 1º maggio, si rispetta il voto fattogli anni prima (unica eccezione l’anno 2021 per la pandemia del COVID). Fu scelto proprio il mese di maggio poiché simbolo di rigenerazione della natura.

La processione, o meglio il percorso che si snoda nelle vie del centro cittadino, è aperta dalle traccas, i tradizionali carri addobbati a festa trainati da buoi. Seguono i gruppi folkloristici: circa 5500 persone con il costume tradizionale sardo provenienti da tutta l’isola, che solitamente recitano il rosario o cantano i goccius. Poi i cavalieri del Campidano seguiti dai miliziani, rappresentanti l’esercito sardo che un tempo faceva da scorta alla processione per difenderla da eventuali attacchi. Dopo di essi sfilano i membri della guardianìa: in prima fila il terzo guardiano che regge il gonfalone della confraternita, seguito dall’alter nos, il rappresentante del sindaco. Dopo i cavalieri sfilano i membri dell’Arciconfraternita, con tonaca azzurra e mantellina bianca, preceduti da un confratello che regge un crocifisso del 1700. L’arrivo del cocchio con la statua del Santo è preceduto dal suono delle launeddas. Quando il cocchio arriva in via Roma viene salutato dalle sirene delle navi attraccate nel porto di Cagliari, e cammina su un tappeto di petali di rose (s’arramadura) appositamente preparato alcuni minuti prima del passaggio del corteo davanti al municipio.

Da questo momento inizia il lungo pellegrinaggio del santo che in quattro giorni percorrerà più di 60 km per adempiere al secolare voto.